Bessude, 11 gennaio 1806
Grazie infinite, amicorum optime, dell'istruzione
sulla coltura delle patate (1). Ma l'inerzia
sardesca non vorrà profittarne. Non saprei la ragione,
per cui si omise la panificazione di tal frutto, che si fa in
Italia, Spagna, ed altrove. Ne parleranno un'altra volta.
Il mio Matteo Simon (2) occupa in Savona
il posto di Procurator Generale Imperiale con più di 2/m
scudi annui di salario, e l'avvocato Azzuni (3)
sassarese è in Genova giudice delle appellazioni. Oh quanto
ne gioisco! Nulla di certo sappiamo intorno agli Austro-Russi,
che per Napoli colppè Carlo s'introdussero in Italia (4). Questo dee a noi premere più che tutti i trionfi
Renani, ed Istrici. Ed il nostro adorato Sovrano dov'è?
Partì forse a Roma coll'archivio? Ecco un disturbo gravissimo
per noi altri sul punto di risorgere alla vita gesuitica. Ora
pro nobis con Luigi, e con Ignazio, e datemi nuove del sospiratissimo
nostro Francesco. Pietro salutem plurimam, ed io abbracciandovi
in ispirito sono senza cerimonie
Il vostro vostrissimo
Carboni
(1) Si tratta dell'operetta di Giuseppe Cossu,
appena pubblicata, Istruzioni po sa coltura e po s'usu de is patatas
in Sardigna, Cagliari, Stamperia reale, 1805. La coltivazione
della patata fu introdotta in Sardegna da Pietro Maria Magnon
ingegnere torinese che progettò il piano regolatore di
S. Teresa di Gallura e comandante della truppa che stazionava
nella torre di Longonsardo. Cfr. M. PES, La rivolta tradita cit.,
p. 77; P. MARTINI, Storia di Sardegna cit., p. 193; R. Bonu (cfr.
Scrittori sardi cit., I, p.131) chiama l'ingegnere Francesco Magnon.
(2) Matteo Luigi Simon nato ad Alghero il 21 settembre 1761. Inizia
gli studi al Canopoleno di Sassari e li prosegue ad Alghero fino
al corso di retorica. Successivamente frequenta a Cagliari il
Collegio dei nobili; si laurea nel 1782 in teologia e nel 1784
in leggi. È aggregato al collegio di teologia dell'università
ma lo abbandona per frequentare i corsi di diritto canonico e
civile e nel 1787 è aggregato al collegio di leggi. Nel
1783 è ammesso a lavorare gratuitamente presso l'Intendenza
generale, dopo un praticantato di un anno, mentre nel febbraio
1789 è nominato sostituto soprannumerario dell'avvocato
fiscale patrimoniale, con stipendio. Ad agosto del 1793 si reca
nella penisola dove rischia di essere arrestato essendo stato
scambiato per un monaco sospettato di giansenismo, col quale aveva
compiuto il viaggio da Milano a Ravenna. Nel 1794 tornato a Cagliari,
frequenta il club "giacobino" che si riunisce nel Collegio
dei nobili, assumendone la guida insieme al fratello Gian Francesco.
Per decisione del vicerè viene esiliato da Cagliari (1796)
e successivamente anche da Alghero, dove si era recato con la
famiglia, essendo accusato insieme al padre di aver tentato di
consegnare la città ad Angioy. In seguito alla supplica
del padre Bartolomeo, il provvedimento è revocato e dopo
cinque giorni può lasciare Villanova Monteleone a ritornare
ad Alghero. Nel gennaio del '98 gli viene comunicato dalla commissione
di Torino che può, insieme al padre, rioccupare i sui impieghi
essendo state riconosciute calunniose le accuse mosse contro di
loro in seguito ad una denuncia ma, rientrato in Sardegna, non
gli viene assegnato nessun impiego. Lascia l'isola il 1° gennaio
1800: rimane per qualche tempo in Liguria, si trasferisce in Toscana
poi a Parigi. Nel 1803 consegna al Bonaparte il Mémoire
pour Napoleon che gli promette un'occupazione. Nel settembre 1805
è nominato procuratore generale imperiale nel tribunale
di Savona; nel 1808 è candidato al Corpo legislativo della
Francia e due anni dopo diventa presidente della Corte di giustizia
criminale; nel 1812 è consigliere della Corte d'appello
di Genova, poi presidente della Corte criminale straordinaria
di Parma. Con la pace di Vienna chiede di mettersi al servizio
del re di Sardegna ma in seguito, essendo respinta tale richiesta,
ottiene nel 1814 la naturalizzazione francese. Eletto deputato
dell'Alta Provenza muore a Parigi il 10 maggio 1816. Cfr. V. DEL
PIANO, Giacobini moderati e reazionari in Sardegna cit., pp. 481-485,
P. TOLA, Dizionario biografico cit., III, pp. 192-198; A. MATTONE,
P. SANNA, I Simon, una famiglia di intellettuali cit.
(3) Domenico Alberto Azuni, nato a Sassari il 3 agosto 1749 e
laureatosi in quella Università nel gennaio del 1772. Fu
nominato vice intendente generale di Nizza, e nel 1782 giudice
legale del Consolato della stessa città dove, tra il 1786
e l'88, fu pubblicato il suo Dizionario ragionato della giurisprudenza
mercantile, in quattro volumi. Occupato dai francesi il contado
di Nizza nel 1792, si trovò senza occupazione. Recatosi
a Firenze vi concluse Il sistema universale dei principi del diritto
marittimo d'Europa, una delle sue opere più pregiate. A
Trieste esercitò l'avvocatura e a Parigi fu eletto, nel
1800, membro della commissione creata dal governo consolare per
redigere il codice marittimo e commerciale della Francia. Nel
1805 fu nominato giudice, poco dopo presidente della Corte imperiale
d'appello di Genova e nel 1808 fu eletto membro del corpo legislativo
di Francia per il dipartimento di Genova. Nel 1818 divenne giudice
legale del consiglio di Cagliari e due anni dopo prefetto della
biblioteca universitaria cagliaritana. Si spense a Cagliari il
24 gennaio 1827. Cfr. C. DIONISOTTI, Storia della magistratura
piemontese cit., II, p. 434; P. TOLA, Dizionario biografico cit.,
I, pp. 100-108; per le opere cfr. G. SIOTTO PINTOR, Storia letteraria
di Sardegna cit., II, pp. 251-270; L. BERLINGUER, Domenico Alberto
Azuni giurista e politico (1749-1827). Un contributo bio-bibliografico,
Milano, 1966.
(4) Il Regno di Napoli essendosi incautamente associato alla coalizione
autro-russa, fu occupato dalle truppe francesi nel febbraio 1806,
mentre la corte borbonica si rifugiava in Sicilia, protetta dalla
flotta inglese. Cfr. C. CAPRA, L'età rivoluzionaria e napoleonica
in Italia cit., p. 148.