Bessude, 12 febbraio 1803
Amicorum optime
Appena ricevute le vostre due lettere carissime,
ci vedemmo incredibilmente coperti d'insolita neve. Oh Dio qual
desolazione, qual rovina del bestiame! (1)
Qual costernazione de' pastori e de' contadini! Deh pregate con
noi per calmare l'ira divina! Col chirurgo vi ringraziamo senza
fine di tanta premura per consolazion del medesimo, e siamo arcicontenti
che ritenghiate le pezze affidatevi, le quali unicamente dalla
vostra attività possono sperare il disiato buon esito ad
onta dell'acerbità de' tempi.
Il nostro Piero sempre memore di voi e de' vostri fratelli, e
degli altri amici, anzi veri confratelli, vi saluta, vi abbraccia,
e vi bacia in ispirito con tanta tenerezza.
Io poi sono, benchè intirizzito al par de' moscoviti,
Il tenerissimo ed ardentissimo
Vostro amico vero
Franc. Carboni
(1) Era alta la mortalità del bestiame a causa della mancanza di stalle che costringeva il pastore a tenere il bestiame all'aperto giorno e notte. Cfr. A BOSCOLO, L. BULFERETTI, La "Reale Società agraria ed economica" cit., p. 90.