Bessude, 18 dicembre 1802
Amicorum suavissime
Tranquillissimo ad onta della da molti temuta
invasion de' turchi apparsi alla Maddalena con 18 vele (1), vi auguro fauste e felici le prossime feste, aggiungendovi
la nuova d'essersi dileguata da Alghero e la fregata e 'l brich
e la corvetta omine valde bono. Abbracciate il nostro Pietro
carezzato cotanto dal nostro Francesco, anzi da tutti i Rossi
e Gastaldi come lo merita, e confortatelo a non temere i Turchi,
che certamente non ardiranno ghermirgli la sua cara metà,
che da lui lontana di giorno in giorno divenne più sana
gaia vispa rosea vegeta. Eccoci nuovamente umido il Dicembre incostante
anch'egli nella sua clemenza. Io ne schernirò ogn'insulto
rileggendo il mio Bonamici (2) de rebus
ad Velitras gestis, ed osservando co' miei pensieri quanto
cogli occhi vagheggiando in quel paesuccio l'Augusto nostro Sovrano
ad onta di Bonaparte e di Chiaramonti (3).
Vi riverisce il mio chirurgo, ed io vi bacio in ispirito, essendo
Il vostrissimo
Carboni
(1) Le popolazioni costiere erano soggette
a continue incursioni barbaresche che miravano, oltre al saccheggio,
ad imprigionare e condurre schiavi in Tunisia, Algeria e Marocco
quanti più sardi potevano. Il 14 ottobre 1799 una squadra
tunisina aveva aggredito l'isola della Maddalena dopo essere approdata
sulla spiaggia con quattordici lance. Ma la popolazione capeggiata
da Domenico Millelire, si difese a colpi di cannone riuscendo
a far suonare la ritirata ai pirati. Cfr. G. MADAU DIAZ, Storia
della Sardegna dal 1720 al 1849, Cagliari, 1971, p. 382; M. PES,
La rivolta tradita cit., p. 162 n.; P. MARTINI, Storia delle invasioni
degli arabi in Sardegna, Cagliari, 1861, p. 250. A. Garelli (cfr.
L'isola della Maddalena cit., p. 165) afferma che gli isolani
furono guidati da Agostino Millelire, capitano del porto, e non
da Domenico.
(2) Carboni allude all'opera De rebus ad Velitras gestis commentarius
scritta da Pietro Giuseppe Maria Bonamici (Lucca 1710-1761) e
pubblicata nel 1746. Nei primi anni del pontificato di Clemente
XII si trasferì a Roma sperando di ottenere qualche incarico
in curia ma, deluso, decise di presentarsi a Napoli alla corte
di Carlo di Borbone dove fu prima nominato cadetto nel reggimento
di cavalleria, poi chiamato a far parte delle guardie del corpo
del sovrano. Partecipò alla battaglia di Velletri (1744)
dalla quale trasse argomento per il De rebus. Notevole successo
ebbe anche con il De bello italico. Ma, a causa del truce ritratto
che nell'opera si faceva di Carlo Emanuele III, ne fu vietata
la diffusione nei territori dei domini sardi. Cfr. C. MUTINI,
Bonamici Pietro Giuseppe Maria, in Dizionario biografico cit.,
XI, pp. 525-527.
(3) Gregorio Barnaba Chiaramonti, già vescovo di Imola,
era divenuto papa nel marzo del 1800.