Bessude, 26 giugno 1802
Amicorum optime
Ho dovuto tacere e interrompere il carteggio
con voi per varie occupazioni, indisposizioni, e villeggiatura.
Rompasi nuovamente il silenzio. Primamente debbo dirvi, che oramai
sto manco male di salute, e di voi mi ricordo ogni giorno all'altare,
come altresì de' vostri aurei fratelli. Del valore de'
nostri militari, e paesani contro de' barbari Corso-galli, e de'
seguaci del gallo di Gallura (1) dissimile
al Dantesco, non saprei cosa dirvi, atteso l'universal silenzio,
ma debbo credere, che oramai saranno cinti di allori, et prae
primis i miei Gandini, e Magnoni (2)
pares Scipiadis. È in forse il massacro, dianzi
creduto certo, del fello Don Sanna Corda (3)
cugino di Pietro. Troppo disonora tal sacerdote la parentela,
e la Patria, contro cui si rivolse non meno che contro gli angelici
nostri Sovrani e Principi. Ne pagherà il fio, se finora
nol pagò.
All'altissima vostra carità raccomando un pio ed esperto
chirurgo felicissimo nelle guarigioni, ma invidiato stranamente,
giacché Figulus figulum o dit, medicus medicum.
Costui natio di Sorso studiò in Cagliari sotto la disciplina
del nostro gran Plazza (4), e nel 1780
dopo un bell'esame ottenne la patente. Fece la sua pratica costì
ed in Napoli lungamente. Servì indi in Orgosolo, Ozieri
ec. ec. Presentemente est salus publica della mia patria
Bonnanaro. Ad rem propius. Mentre serviva da chirurgo in
Ozieri, gli fu saccheggiata la casa, e fra le altre cose, gli
fu ghermita la patente soscritta dal fu nostro Paglietti (5) d'immortal memoria. Il buon uomo non se ne curò,
finché vissero i vice protomedici Aragonez, e Virdis. Morti
questi, viene ora minacciato da' suoi emoli della sospensione
dell'esercizio chirurgico, servendosi della notizia del saccheggio
ozierese.
Quid faciendum? L'uomo è attempatetto, e non vorrebbe
nuovamente esporsi all'esame come un giovinetto. Per altro dicesi,
che non esiste il registro dei patentati dal Paglietti. A voi
non manca sagacità d'ingegno, non destrezza. Vi acchiudo
un foglio contenente un decreto, con cui il Virdis lo riconobbe
chirurgo patentato. Il candidissimo nostro protomedico Dott. Alciator,
attese tutte le suddette circostanze nerissime, potrebbe spedirgli
una nuova patente? Vedete un poco se potete riuscir nell'impresa.
Il buonuomo è prontissimo a pagar tal patente. L'avvocato
Paglietti (6) potrebbe aiutarvi forse non
poco, avendo il postulante avuto l'onore di servir i di lui genitori.
Il nome del chirurgo è Salvatore Polo. Eccovi un bell'esercizio
della vostra carità in suffragio de' vostri genitori.
Vi saluta assai Pietro, e vi manda dei baci
per voi, e pe' i vostri fratelli, de' quali non sa dimenticarsi,
come neppur io.
Tui amatissimus
Carbonius
(1) Si tratta probabilmente di Pietro Mamia
bandito e capo di una numerosa banda di fuorilegge. Nativo di
Aggius, in seguito al commercio di contrabbando esercitato nella
vicina Corsica, entrò in contatto con gli emigrati sardi,
più o meno compromessi nei moti antifeudali del 1796, i
quali confidarono nella sua collaborazione per organizzare in
Sardegna un nuovo moto rivoluzionario. Ma le promesse di aiuto
non vennero mantenute dal Mamia che tradì i fuoriusciti
in cambio di indulti regi sia per se stesso che per i suoi compagni.
Cfr. S. POLA, I moti delle campagne di Sardegna cit., II, pp.
115-116, 122, 125-128; G. SOTGIU, Storia della Sardegna Sabauda
cit., pp. 229-230.
(2) Il riferimento è a Pietro Maria Magnon futuro fondatore
di Santa Teresa. Vedi infra, p. 29.
(3) In realtà il massacro era avvenuto: il teologo Francesco
Sanna Corda cadde combattendo presso Longonsardo. Seguace di Giommaria
Angioy, dopo la fuga dell'Alternos, anch'egli aveva abbandonato
la sua parrocchia per rifugiarsi in Corsica. Successivamente,
dopo aver fatto sosta a Genova, si era recato a Parigi dove era
divenuto cappellano della famiglia Bonaparte. Tornato in Sardegna
insieme al notaio Francesco Cilocco e ad altri, avrebbe voluto
proclamare la Repubblica Sarda con l'aiuto dei francesi. Ma il
piano fallì in seguito al tradimento del Mamia. Cfr. S.
POLA, I moti delle campagne di Sardegna cit., II, pp.113-114;
M. BRIGAGLIA, La Sardegna nei primi cinquant'anni dell'Ottocento
cit., pp. 94-97.
(4) Michele Antonio Plazza, chirurgo e studioso di storia naturale,
collegiato dell'Università di Torino fu chiamato nel 1759
presso l'Università di Cagliari (dove rimase fino alla
morte, avvenuta nel 1791) per occupare la cattedra di chirurgia,
appena costituita. Nel 1751 si recò a Parigi, dove rimase
fino all'anno successivo, per specializzarsi in medicina e chirurgia,
soggiornando per qualche tempo anche a Montpellier. Ritornato
a Torino fu tra i fondatori della Società privata torinese
e membro dell'Accademia delle Scienze. Cfr. A. MATTONE, P. SANNA,
La "rivoluzione delle idee" cit., pp. 842, 860, 865-871,
873, 890; A. GIRGENTI, La storia politica nell'età delle
riforme, in AA. VV., Storia dei Sardi e della Sardegna, IV, L'età
contemporanea dal Governo Piemontese agli anni sessanta del nostro
secolo, Milano, 1989, p. 81.
(5) Giacomo Giuseppe Paglietti, piemontese, nel 1764 arrivò
in Sardegna per tenere nell'Università di Cagliari il corso
di Medicina teorico-pratica. Fu anch'egli, come il Plazza, affascinato
dalla botanica soprattutto quella farmaceutica. Nel 1770, in seguito
ad una visita del vicerè nell'isola, fu incaricato di accertare
la situazione dell'igiene e della sanità. Cfr. A. MATTONE,
P. SANNA, La "rivoluzione delle idee" cit., pp. 846,
871-874, 935.
(6) Carlo Paglietti, figlio di Giacomo Giuseppe (vedi infra, pagina
precedente), nominato giudice aggiunto alla Sala Civile della
Reale Udienza (patente del 6 marzo 1789), nel 1799 ottenne il
privilegio di cavalierato. Cfr. A. MATTONE, P. SANNA, I Simon
una famiglia di intellettuali tra riformismo e restaurazione,
in All'ombra dell'aquila imperiale. Trasformazioni e continuità
istituzionali nei territori sabaudi, in età napoleonica
(1802-1814), Atti del Convegno di studi (Torino, 15-18 ottobre
1990), Roma, 1994, p. 809.