Molto interessanti le considerazioni storiche e i dati riportati da Giovanni Deriu nel suo lavoro pubblicato recentemente da Magnum Edizioni - Sassari (aprile 2000) - 2 volumi in 8° piccolo, il primo di 272 pagine, il secondo contiene la cartografia del Meilogu (14 tavole ripiegate + 1 di legenda).
In copertina San Lorenzo di Rebeccu.


Il centro storico di Bessude - caratteristico per la suggestiva posizione e praticamente intatto - è dominato dalla parrocchiale di S. Martino. Questo tempio venne costruito nel 1620 (all'epoca del ripopolamento di Bessude, se crediamo alla leggenda, dopo un breve abbandono?) quando fu necessario rinunciare all'antica primaziale del paese, la chiesa medioevale di S. Leonardo. Quest'ultima, che sino ad alcuni anni fa conservavasi allo stato di bel rudere ma che ora è in fase di avanzato restauro, si innalza presso la periferia sud dell'attuale abitato.
All'epoca di Angius e di Antoine-Claude Pasquin, alias Valery (1834-35 ca.), poiché numerosi avanzi di chiese e di case erano visibili assai oltre la periferia dello spazio insediativo allora occupato, si riteneva che, nei tempi andati, il centro abitato di Bessude fosse molto più popolato ed esteso: dai ruderi di S. Teadoro (1 km verso Siligo) a quelli di S. Sisto (1,5 km verso Thiesi). Stando alla tradizione, tramandataci dall'Angius, l'antica e grande Bessude sarebbe stata distrutta dalla peste, sullo scorcio del secolo XVI, e quindi ripopolata, verso il principio del XVII (quando venne edificata la nuova parrocchiale di S. Martino?), da alcuni superstiti delle attigue ville di Ibilis e Sustana, rimaste egualmente deserte.
Per un tentativo di esegesi a proposito delle credenze sopraccennate, occorre ovviamente scartare l'ipotesi di una grande e popolosa Bessude in epoca medioevale, poiché abbiamo appurato che:

- i ruderi di chiese e di case sparsi nel suo territorio appartenevano a piccoli nuclei a se stanti ("domos" o "ville"), già disabitati nella prima metà del secolo XV (periodo delle infeudazioni), fra i quali Mogoro (presso le chiese diroccate di S. Barbara e S. Sisto, non lungi da quella esistente di S. Maria Nuraghes, costruita però, a quanto sembra, in età moderna, e dove - erroneamente - Angius e Valery avevano collocato Ibilis) e Sustana (più oltre, accanto alle distrutte chiese di S. Nicola, S. Lorenzo e S. Pietro, oggi nell'agro di Thiesi, come pure S. Sisto di Mogoro), i cui ultimi abitanti potrebbero essersi ritirati, molto verosimilmente, a Bessude (che aggregò le loro pertinenze territoriali, le quali verranno spartite, nel 1843, con Thiesi);

- per quanto attiene alla pestilenza che ha fortemente decimato la popolazione di Bessude (in verità piuttosto ridotta nel Medioevo), dovrebbe trattarsi, non già di quella del 1580-83*, ma bensì della successiva e ben diversamente famosa epidemia del 1652-56, come si può dedurre dall'esame dei seguenti dati:

ANNO

FAMIGLIE

ABITANTI

1388

35

175

1589

145

580

1627

173

692

1655

66

264

1678

79

316

1688

100

412

1698

70

229

1728

102

415

1751

125

481

1833

135

634

*Ai tempi del Fara (a. 1580-84), come risulta dalla descrizione del suo antico distretto giudicale ricadente nella diocesi di Sorres, Bessude era abitata: «CAPITIS-AQUARUM regio, aliquantulum montuosa, frugifera tamen et limpidis fontibus uberrima, ex quibus tria flumina, et nomen Capitis-aquarum, originem duxere. Est in ea Jave oppidum, et Campus Javensis, noracibus multis spectaculum viatoribus praebens, Cossaynes, Thièsis, Bessùdes, et Kèlemules. Solo jacent prostrata Sustàna, Mògoris, Ibilis, et Nùrighes olim aedibus S. Petri, in antiquis codicibus memoratis, insigne, et CASTRUM MONTIS-JAVAE a Nicolao Auria conditum».

(De Chorographia Sardiniae, a cura di V. ANGIUS, Cagliari, Monteverde,1838, pp. 82-83).